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Rijksmuseum Research Library - Amsterdam

VIII

 

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Resta ancora un po’ con me che la notte è fredda; dai, ancora quattro chiacchiere, che di coperte non ce n’è. Il tempo di un caffè, ma il caffè prendiamolo alle 06.00, che di tempo ne abbiamo. Raccontami la tua vita, quello che sei e quello che vorresti essere. E non provare a dirmi che quello che sei è quello che vorresti essere, perché non mi freghi.

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Io, per esempio, vorrei essere un libro di una biblioteca, o un tavolino di un bar caotico ma romantico di una grande città. Una cosa di tutti, e di nessuno. Potrei passare le giornate a far commuovere la gente o a commuovermi delle storie di sconosciuti che parlano davanti ad un caffè, proprio come noi.

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No ma non fare così, se vuoi torno a fare quello che so fare meglio, il tavolino.

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Parla pure, ti ascolto.

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©Camilla Francesca Fantoni

Installazione, Loris Cecchini, 2018 - Firenze

Ishiki (coscienza)

Non so quando, come, perché. Non so né in che modo né chi, ma un giorno ti dovrò ringraziare; forse è l’unica cosa veramente bella fatta per me in una vita, quindi ti dovrò ringraziare.

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Magari una lettera, quando avrò l’indirizzo.

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Beatrice aveva passato i primi vent’anni della sua vita con poche certezze; tra queste il sapere come tirare le palle da giocoliere. Aveva iniziato per caso, per gioco, perché aveva l’abitudine di giocare con qualsiasi cosa le capitasse sottomano.

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Accadde però, un giorno, che una delle sue certezze più profonde si abbatté contro un muro di cemento armato; scoprì che le palle da giocoliere si tiravano in modo completamente diverso da quello che lei aveva adottato e che le sembrava facile e più naturale. In realtà la tecnica giusta, insegnatale da una ragazza più piccola, era molto più semplice ma nonostante tutto Beatrice faceva molta fatica a staccarsi da quella mentalità che per vent’anni l’aveva guidata nei gesti. Scoprì quindi una cosa molto importante per la sua vita; un uomo può passare la sua intera esistenza, facendo cose e prendendo decisioni per lui giuste e facili e scoprire poi che in realtà la decisione più semplice era dietro l’angolo. A questo punto può quindi decidere se continuare per la sua strada, soggettivamente meno complessa, o fare un grande sforzo per regredire ed arrivare ad una scelta più facile. Gli sbagli quindi sono soggettivi, e inconsciamente il fato ci pone difronte numerose chanches di cambiare il nostro pensiero e i nostri metodi. Beatrice decise di imparare a tirare le palle nel modo più semplice, facendo sforzi disumani, per poi riprendere la vecchia strada e tornare sui suoi passi, sui suoi sbagli.

 

©Camilla Francesca Fantoni

Marina di Cecina - Livorno

Miraggio

Ho scavato nei tuoi occhi e
ho visto solo lame nere
pronta già a farmi del male
prima di conoscere il mio cuore.
Sguardi bianchi e stanchi sotto questa luna,
siamo fatti per l’insieme
che racchiude la mia fortuna.
Il tempio dei miracoli
Illuminato sul tuo viso,
La luce dei tuoi occhi
Come ossigeno nei miei giorni.
Non capisci quanto vali,
ormai sei stanca dei ti amo
non ho fretta Stella mia,
ma intanto dammi la tua mano.
Percorriamo insieme questo lungo viaggio,
ti ricordi il primo bacio?
Era proprio il 7 maggio.
Ti ricordi la mia voce?
Il tuo più grande miraggio.

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Niccolò Sgrilli

Monte dei Cappucini - Torino

Inverno Caldo

Non fermarti mai, dai prendi due cose, l’essenziale e poi partiamo.
Andiamo dove il cielo non finisce e non finiscono le ore,
dove c’è il sole tutto il giorno e la notte serve a far l’amore,
dove le stelle son dentro i tuoi occhi e le nuvole i tuoi capelli.
Andiamo dove vuoi tu, in cima o in fondo al mondo.
Andiamo dove vuoi tu, ma se vuoi restare a casa stiamo a casa.
Ma ti prego allora andiamo in giardino, guardiamo il cielo
e perdiamoci l’uno nei pensieri dell’altro.
Fammi vedere che se voglio posso volare,
senza aver paura di cadere e farmi male.
Mostrami la bellezza di un sorriso quando, al tramonto,
il rosso del cielo si confonde con le tue labbra.
Portami in paradiso.
Abbracciami e baciami finché la notte
non diventa giorno, e il giorno non diventa notte.
Sogniamoci una vita insieme, pronti a lottare, a cadere, a rialzarsi e farsi ancora male.
Che tanto basta l’alba nel tuo viso per guarire le ferite.
Il tuo amore così caldo come un abbraccio nel più freddo inverno.

Niccolò Sgrilli

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