top of page

Black Out Alla Centrale Elettrica

Immagine del redattore: Mind OutMind Out

A cura di Camilla Francesca Fantoni, Chiara Zoppi, Isabella Gorgoni Gufoni.


 

Appena finito il concerto delle luci, ci siamo sentite "davanti al monumento dei cuori strappati appena fuori Krakovia". È mezzanotte passata quando usciamo dal teatro Duse, Bologna è fredda. Parliamo di tutto, parliamo dei parcheggi introvabili, parliamo dei taxi troppo cari, e delle differenze con il resto d'Europa. "Nella calma della notte fonda dei viali di Bologna", abbiamo un solo obiettivo: non parlare del concerto; autodifesa? Forse, ma è difficile accettare il fatto che dopo dieci anni, le luci della centrale elettrica non esisteranno più.

Pensare che tre ore prima in questa città regnava un'atmosfera completamente diversa, la gentilezza tipica emiliana, la musica che riempiva le strade e anche il cuore, l'illuminazione omaggio de "L'anno che verrà" di Lucio Dalla e la gigantesca scritta Coop davanti la fontana del Nettuno. Tutto sembrava prepararci nel modo migliore a Vasco Brondi, anche mangiare la piadina sulle scalette di Piazza Maggiore rendeva irruente l'attesa dello spettacolo, nonostante il vento freddo che si infiltrava nei nostri giubbotti. Tra i navigatori e i cellulari scarichi, tra le indicazioni dei passanti e un caffè al volo in un bar che stava per chiudere, arriviamo. Mancava davvero poco e ancora non avevamo realizzato di essere lì, per la prima volta tutte e tre, per la prima volta a vedere proprio lui, per la prima volta dopo tanti anni di emozioni ad ascoltarlo nelle cuffiette, proprio ora che è il suo ultimo tour. Il brusio della sala in attesa viene interrotto dall'entrata dei musicisti, ed ecco la chitarra di Vasco aprire il concerto, e sotto le note di “Coprifuoco” ti ritrovi a percorrere a ritroso gli attimi di vita che come colonna sonora avevano le sue canzoni. In un lampo si accende il palco la sua voce riempie il teatro, e l'emozione è semplicemente accecante. Gli strumenti si ammutoliscono educatamente per lasciare spazio alla recitazione delle poesie rivoluzionarie di Roberto Bolaño Ávalos, un autore Cileno affine al pensiero artistico di Brondi, che parla di sofferenze, vita di guerra, e bambini cresciuti troppo in fretta; la recitazione qui sembra ricordare un po’ i bei tempi degli Offlaga Disco Pax, non sappiamo perché, forse il marcato accento emiliano.

In questi momenti intimi di respiro letterario il cantante cita se stesso e si racconta al pubblico incominciando con il celebre anedotto di quando, in seguito all'ascolto di “Carpi come Berlino" dei suoi adorati CCCP, partì con un suo amico alla ricerca di questo "fantomatico" paesino, solo per capire cosa ci fosse di tanto magico da paragonarlo ad una città così all'avanguardia. Scoprendo poi che fosse addirittura "più triste di Ferrara".

Questo concerto multiforma, sulla scia dell'autocitazionismo stavolta visivo, ha dato spazio alla talentuosa ballerina Alice Bariselli, che con la sua improvvisa danza contemporanea è riuscita a valorizzare e descrivere le parole delle canzoni sulle quali ballava, riportandoti alla mente il video di "Destini Generali".

Torna poi prepotente l'amore per Giovanni Lindo Ferretti e i CCCP, con l'unica cover interpretata durante lo spettacolo: "Amandoti", stupendo i più giovani i quali potevano pensare essere una canzone di Gianna Nannini. Nella conclusione di questa esperienza dalla durata di due ore e mezza il frontman si è dedicato alla lettura estrapolata dal booklet "2008/2018 Tra La Via Emilia E La Via Lattea", in cui elenca tutti gli episodi salienti legati alla carriera, di quando per scrivere "Anime Galleggianti" si è ritrovato in zattera sul canale del Tartaro con Massimo Zamboni, di quando è stato invitato nel salotto di Pier Vittorio Tondelli, di quando Battiato e De Gregori si complimentano con lui, di quando passeggiando per il sud italia trova per caso una scritta sul muro di una sua canzone, di quando Mina ha spedito il proprio album a casa dei suoi genitori e la madre non ha dormito per tutta la notte.

Ricordi che aprono il cuore e ci fanno commuovere, al pensiero che questo ragazzo in fondo è un amico cresciuto con te, e che in dieci anni sia riuscito a scalare la vetta nonostante le ricadute che la vita gli presentava.

Ricordi anche nostri, come il primo viaggio in aereo con "Macbeth nella nebbia" nelle orecchie e Shakespeare in mano, per tutti quei pomeriggi in treno passati ad osservare il paesaggio con rabbia adolescenziale e capendo le urla disperate di "canzoni da spiaggia deturpata". Momenti di risate pensando all'assurdità dei testi, cantandoli a squarciagola in serate dove l'alcool faceva da padrone. E quando non ci fregava niente che nessuno conoscesse queste luci...

Un viaggio a cui non sei preparato, ma quando ci sei dentro ti prende e non vorresti tornare più e quando è l'ora di ripartire, perché si deve sempre tornare, vorresti non farlo, però ti rimarrà dentro per sempre.

Quindi un doveroso plauso al magico percussionista Anselmo Luisi, all'eccentrico violino Rodrigo D'Erasmo, alla splendida Daniela Savoldi al violoncello, e agli incredibili Andrea Faccioli e Gabriele Lazzarotti rispettivamente alla chitarra e al basso.

E grazie a te, Vasco, che ci lasci dopo una decade mentre stai suonando senza troppi fronzoli (né amplificazioni) dal proscenio: “Questo Scontro Tranquillo", e ci liberi tutti i pianti trattenuti.

Perché noi ti vediamo così.. "un altro che parte con dietro la chitarra e il computer e se ne va in una città a 40 km.." verso un nuovo progetto in cui speriamo di sentirti il più presto possibile.

62 visualizzazioni

Post recenti

Mostra tutti

Comments


© 2018-2019 by Associazione Culturale Mind Out. Pieve a Nievole All rights reserved

Contact us

Grazie! Il messaggio è stato inviato.

bottom of page